domenica 11 ottobre 2015

IL CUSTODE DELLE ZUCCHE

"ATTENZIONE, QUESTO RACCONTO PARTECIPA AL TERZO BANDO DEL CIRCOLO DELLA SCRITTURA CREATIVA RAYNOR'S HALL"
C'era una volta un giovane principe crudele e svogliato. Era crudele al punto che, se catturava una farfalla si divertiva a strapparle le antenne per poi spanciarsi dalle risate nel vedere quell'esserino torcersi dal dolore e così svogliato che si faceva ancora imboccare dalla servitù che, terrorizzati, lo assecondavano nonostante il disappunto della regina.

Un giorno il giovane, passeggiando per i campi in cerca di animali da torturare, s'imbatté in un campo di zucche. Questo campo era così enorme che non se ne vedeva la fine e le zucche così grandi che persino un ragazzino di dodici anni poteva entrarci dentro per schiacciare un pisolino. L'idea allottò il nostro principe, prese un bastone ed inizió a rompere la prima zucca che esplose di un vivace colore arancione e polpa e semi investirono il giovane facendolo cadere in terra dallo spavento.
"Forte!!" esclamò il giovane principe leccando le tracce si succo che aveva sul viso, "…forte e anche buono!" sorrise. Il principe svogliato, sembrava aver trovato un nuovo gioco che gli dava stimoli e tutti i piccoli animali del bosco sembravano felice di tutto ciò.
Con la manica della casacca si asciugó il volto, prese nuovamente il bastone tra le mani e frantumó una seconda zucca e poi una terza e come sempre la stanchezza del gesto veniva appagata dal dolce sapore che lo inondava come un fiume in piena.
"Ehi tu, cosa stai facendo a quelle povere zucche?" urlò un vecchio dal bordo del campo.
"Taci vecchio! Come osi rivolgerti a me con tanta confidenza, non lo sai chi sono?" disse di rimando il principe impettito. L'anziano aggrottò le sopracciglia folte e si passò una mano tra la barba bianca, ma non sembrava riconoscerlo. “Un ladro di zucche, forse?” rise il vecchio burbero.  Preso dall'ira il giovane principe lanció il bastone in direzione dell'uomo, "stupido vecchio, lascia che lo dica a mio padre, ti farò impiccare, vedrai!!" minacció correndo a casa colmo di rancore.
Una volta a cena, il giovane principe raccontò con emozione l'ennesima marachella, ma tutti lo guardavano col viso dubbioso.
"Un campo così grande da non vederne la fine? Impossibile!"
"Una zucca così enorme che ci potevi star dentro? Incredibile!".
"Un vecchio contadino che non sapeva come rivolgersi al principino? Inconcepibile!".
Queste erano le risposte che il giovane si sentì rispondere e che erano come macigno scagliati contro il suo ego. "Ah non mi credete?" sbraitò in una smorfia, "allora domani vi porterò una zucca come prova!" annunciò.
L'indomani, il principe corse nuovamente al campo e notò subito che le zucche che aveva rotto il giorno prima erano sparite senza lasciar traccia, fece spallucce, prese una zucca da entrambi i lati e provò a staccarla dal terreno, ma essa era ben salda e ben presto il piccolo, che odiava il lavoro fisico se non a fini violenti, si lasciò cadere in terra sopraffatto dalla stanchezza.
"Non si possono portare via le zucche da questo campo" disse l'anziano contadino seduto su un ceppo ai bordi del campo. Il principe si destò di scatto: "tu! Vieni qui, aiutami!" ordinò.
"E perché dovrei?" rise il vecchio.
"Perché te lo sto ordinando!" ringhiò il giovane afferrando il suo fedele bastone. Il vecchio rise ancora più forte ed il giovane iniziò ad avanzare verso di lui con aria minacciosa. Nessuno aveva mai riso di lui, nessuno, eppure quel vecchio arrivato da chissà dove, avevo iniziato a trattarlo con superiorità, non poteva sopportarlo. In un impeto di ira sferrò una bastonata ad una zucca che si squarciò in due parti facendo sgorgare succo ovunque.
"Se non mi aiuterai, farai la sua stessa fine, hai capito vecchio?" urlò il giovane principe, ma il vecchio continuò a ridere. Il giovane digrignò i denti pieno di collera, “non sto scherzando, vieni subito qui!” ordinò aspro, ma l’anziano rise ancora più forte facendo andare il principe su tutti le furie.
“La sai chi sono?” chiese pieno di se, “io sono il principe di queste terre, tutti qui mi conoscono e mi ubbidiscono. Se solo volessi, potrei prendermi la tua vita adesso e nessuno fiaterebbe, nessuno mi accuserebbe, perché io sono onnipotente!” fece una pausa puntando l’estremità del bastone come se fosse una spada, “ora hai capito con chi hai a che fare, vecchio?” chiese.
L’anziano smise di ridere per asciugarsi le lacrime, “e così tu sei un principe, eh?” disse sghignazzando, “e da quando un principe va in giro a distruggere ciò che non gli appartiene? Mi spiace giovanotto, ma quello che vedo davanti a me, non è un principe, ma un ragazzino capriccioso che è così annoiato da prendersela con chi non gli ha fatto nulla, solo per il semplice gusto di fare del male al prossimo”.
“Come osi?” scattò il giovane colpendo il vecchio col bastone, l’uomo barcollò reggendosi la testa dolorante. “Ecco vedi? Lo stai facendo di nuovo” rise l’anziano.
“Zitto!!” urlò colpendo nuovamente il vecchio che stavolta cadde a terra in mezzo alle zucche, ma anziché gemere di dolore, il vecchio iniziò a ridere sempre più forte.
“Smettila!” sbraitò continuando a colpirlo.
“Zitto, zitto, zitto!!”. Il giovane era ormai senza controllo, non carpiva più il profumo dell’aria, la luce del sole, il ronzare degli insetti, tutto quello che sentiva, erano le risa di scherno che il vecchio gli rivolgeva con disprezzo e superiorità. Voleva che smettesse, voleva che riconoscesse chi era il migliore, che tutti dovevano piegarsi al suo volere e così continuò a colpirlo senza sosta, finché le risa lasciarono il posto ai lamenti.
Il principe ormai sfinito per la collera e la stanchezza, lasciò cadere a terra il bastone incredulo, neanche lui capiva perché l’avesse fatto, ma quel vecchio era riuscito a sprigionare in lui una rabbia senza controllo. “Sei proprio forte, eh?” sussurrò il vecchio con le ultime forze rimaste, il giovane abbassò lo sguardo e solo allora capì realmente che cosa aveva fatto. Era seduto a cavalcioni sull’uomo ormai irriconoscibile, intorno a loro c’era un lago di sangue misto al succo delle zucche fracassate del profumo così dolce da far venire la nausea e sia lui che la sua vittima erano ricoperti di quel liquido vischioso fino ai capelli.
“Io…” mormorò sottoshock il giovane.
“Finalmente ora sono libero” sorrise il vecchio esalando l’ultimo respiro. Il ragazzo scrollò l’uomo più volte chiamandolo, ma egli non rispose, spaventato si rimise in piedi, aveva le mani sporche di sangue che brillava coi riflessi del sole.
“E’ morto…”. Il giovane, si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
“Il vecchio  Kadhim è morto…”.
“Il vecchio  Kadhim?”.
“Morto?”
“E’morto….”.
“Chi va là?” chiese il giovane spaventato.  Continuava a guardarsi intorno, ma non vedeva nulla, eppure sentiva le voci che continuavano ad avvolgerlo come un canto che da basso saliva al cielo e la sua intonazione saliva sempre di più fino a fargli tappare le orecchie con le mani per il doloro.
“Basta!!!” urlò il giovane cadendo sulle ginocchia, ansimava dalla paura, si era macchiato di un reato molto grave a cui ancora non riusciva a dare una spiegazione e fu in quel momento che si accorse di uno strano particolare, una cosa a cui non aveva mai fatto caso prima, perché troppo pieno di se per non guardarsi intorno. All’anziano contadino, mancavano le gambe! Finora aveva sempre visto l’uomo dal busto in su, dando per scontato che il resto del corpo fosse nascosto dall’enormi zucche, ma al posto delle gambe vi erano due tronchi ormai secchi, sradicati dal terreno.
“Ma… cosa…?” mormorò, quando sentì le stesse voci di prima ridere all’unisono divertite.
“Bentornato Kadhim!”.
“C’è un nuovo Kadhim!”
“Kadhim!”.
“Chi siete? Dove siete?” chiese.
“Siamo sempre state qui con te, Kadhim” spiegarono. “Ti sei divertito a ferire le nostre sorelle più anziane e poi hai ucciso il nostro custode, Kadhim è morto, ma ora è nato un nuovo Kadhim!”.
“Sciocchezze, io torno a casa!!” urlò il principe quando si accorse che non riusciva più a muovere le gambe, guardò verso il basso e vide ciò che mai avrebbe voluto vedere: delle salde radici, giovani e forti, avevano preso il posto delle sue gambe, ora anche lui era diventato parte del campo delle zucche, gli ritornarono alla mente le ultime parole del vecchio ed un urlo di disperazione echeggio in tutta la vallata circostante.
Da quel giorno, non si seppe più nulla del giovane principe svogliato, ma si narra che ogni cento anni , per 24 ore, un campo con dell’enormi zucche appaia dal nulla, un campo così vasto da non vederne la fine e con delle zucche così grandi che ci si può dormire dentro, si dice anche che il custode di quel campo sia un giovane ragazzo che osserva i passanti seduto su un vecchio ceppo. Quel custode si chiama Kadhim.

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